Spoke 1: Ecosistema dell’Innovazione nei contesti montani
Uno sguardo ai progetti e ai temi dello Spoke 1
di Daniele Cortolezzis
E’ da molti anni che le aree montane sono considerate in crisi e l’importanza di questo progetto è rafforzata dal fatto che alcuni problemi hanno raggiunto tali punti critici da poter essere risolti solo attraverso significative attività di innovazione.
L’obiettivo che lo Spoke 1 del progetto iNEST intende perseguire è, quindi, quello di promuovere lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e stili di vita in grado di consolidare e mantenere le condizioni che garantiscano la sopravvivenza e la vitalità demografica dei contesti montani da tutti i punti di vista (economico, ambientale e sociale).
Questi obiettivi saranno ottenuti attraverso azioni che:
(a) valorizzino i punti di forza delle risorse montane (attività agro-forestali-zootecniche estensive, turismo fiorente in ecosistemi ambientali unici, biodiversità, multiculturalità e tradizioni locali);
(b) mitighino i rischi particolarmente rilevanti in questi contesti (frammentazione e sicurezza dei sistemi produttivi, logistica penalizzante, rischi idrologici, riduzione della qualità della vita).
Per raggiungere questi obiettivi vitali, coordinati dal prof. Fabrizio Mazzetto e dal prof. Guido Orzes, della Libera Università di Bolzano, sono coinvolti oltre cento ricercatori, quarantotto docenti appartenenti all’Ateneo capofila e alle Università di Padova, di Udine, di Ca’ Foscari – Venezia, di Verona e al Centro di Ricerche EURAC di Bolzano, oltre a più di cinquanta ricercatori reclutati specificamente per il progetto.
I ricercatori sono impegnati complessivamente in quarantasette linee di ricerca, suddivise su cinque temi di ricerca principali (RT – Research Topic):
- RT1 – Sicurezza e qualità della vita in ambiente montano: Vita sociale in montagna (RT1A) e Habitat di montagna (RT1B);
- RT2 – Resilienza dei sistemi produttivi e delle filiere di montagna;
- RT3 – Decentramento delle strutture e delle infrastrutture di montagna: Strategie energetiche
(RT3A) e strategie logistiche (RT3B).
In particolare, nell’RT1A, sono trattati i temi che riguardano gli aspetti sociali e culturali della vita in montagna, fornendo nuove strategie, soluzioni tecnologiche e politiche per affrontare il problema dell’abbandono delle aree montane e della desertificazione dei villaggi di montagna, proponendo azioni concrete per promuovere l’uso di tecnologie digitali in grado di aumentare la qualità della vita nei villaggi di montagna “intelligenti”.
All’interno dell’RT1B sono affrontate tutte le questioni riguardanti l’habitat e il modo in cui i cambiamenti climatici possono influenzare la vita e l’ambiente in montagna, con l’obiettivo di individuare nuove strategie, soluzioni tecnologiche e politiche per contrastare i problemi legati alla diminuzione della qualità dell’aria e dell’acqua, alla disponibilità di risorse condizionate dai cambiamenti climatici.
Nel RT2, invece, si mira a definire nuove strategie di innovazione per aumentare la resilienza dei sistemi produttivi e delle filiere montane, principalmente lavorando sui seguenti temi: a) sistema agricolo e forestale estensivo; b) industria invernale e montana; c) artigianato di montagna, costruzione e processi e tecnologie di produzione; d) offshoring e reshoring nelle aree montane.
Infine, nel RT3A, si mira a identificare e implementare soluzioni per migliorare le strategie energetiche sostenibili nelle aree montane, sia in termini di approvvigionamento che di soluzioni di risparmio energetico, mentre nel RT3B, sono affrontate tutte le questioni utili a identificare, studiare e sviluppare strategie adeguate per sistemi di trasporto e logistica di montagna a basse emissioni di carbonio.
Per dare conto più nel dettaglio dello stato di avanzamento delle attività, abbiamo preso in considerazione due linee di ricerca particolarmente significative:
Nel contesto dell’RT1A, la promozione della diversità linguistica, particolarmente ricca nei territori alpini, per sostenere la promozione culturale dei contesti montani (prof. Birgit Alber);
I territori alpini del Nordest, infatti, ospitano molte varietà linguistiche storiche, sia romanze (i dialetti del Veneto e del Trentino; il ladino dolomitico e il friulano), che germaniche (i dialetti tirolesi dell’Alto Adige e numerose cosiddette “isole linguistiche”, ad. es mòcheno, cimbro, saurano) che slave (lo sloveno del Friuli-Venezia Giulia, ad es. resiano). Questa ricchezza linguistica è in pericolo, per quanto riguardo lo stato di vitalità delle lingue più piccole. Ad altre varietà, come p.es. ai dialetti del Veneto o del Tirolo, non viene riconosciuto il loro contributo ad un ecosistema linguistico diversificato. Le attività all’interno di iNEST intendono sensibilizzare la popolazione per gli effetti benefici che il multilinguismo ha sulla società e sull’individuo stesso. A questo scopo abbiamo realizzato vari progetti di cittadinanza attiva con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza delle lingue che ci circondano, siano esse dialetti, lingue standard oppure lingue minoritarie. Ne citiamo due.
(1) VinKiamo si è svolto in cooperazione con le scuole del Veneto e del Trentino Alto-Adige. Studenti delle scuole superiori sono stati invitati all’università dove hanno acquisito i concetti base del multilinguismo e conoscenze sulle varietà del territorio. In stand interattivi avevano la possibilità di conoscere in maniera ludica caratteristiche delle lingue minoritarie.
Successivamente gli studenti hanno fatto un lavoro di mediazione fra i parlanti dei dialetti e delle lingue minoritarie spesso anziani e il sito AlpiLink (alpilink.it) che raccoglie dati di tutte le varietà linguistiche dell’Italia settentrionale in modalità crowdsourcing. In uno scambio intergenerazionale i partecipanti di VinKiamo così contribuiscono alla documentazione di un patrimonio linguistico – quello dei loro nonni – altrimenti difficilmente accessibile. VinKiamo ha riscontrato un interesse notevole, coinvolgendo nella sua edizione presso l’università di Bolzano (24 ottobre 2023) 170 studenti delle scuole tedesche e ladine dell’Alto Adige.
(2) Sull’Altopiano di Asiago sono state svolte attività per aumentare la consapevolezza degli insegnanti delle scuole riguardo ai benefici del multilinguismo per lo sviluppo linguistico e cognitivo degli allievi, sia esso tipico o atipico. In un territorio con elevato tasso di DSA (Disturbi specifici dell’apprendimento) è stato effettuato uno screening delle abilità di lettura nella scuola primaria che ha coinvolto 162 bambini. In seguito al riscontro di un alto numero di bambini con punteggi inferiori ai valori normativi è stato proposto un intervento didattico utile per il potenziamento della competenza morfologica.
Nel contesto dell’RT2, per quanto riguarda lo sfruttamento ottimale dei terreni coltivati alpini, la
stabilità dei trattori si pone oggi come fattore chiave, soprattutto per quanto riguarda la
sicurezza degli operatori (ing. Giovanni Carabin, dott. Andreas Mandler, dott.ssa Merve Karaca).
Infatti, Il ribaltamento dei veicoli, in particolare delle macchine agricole e movimento terra, continua a rappresentare una grave minaccia per la sicurezza dei conducenti, spesso con esiti fatali. In Italia, terza per numero di trattori in uso dopo USA e Giappone (circa 1,75 milioni di unità), l’INAIL ha registrato 735 morti nel settore agricolo nel periodo 2018-2022, con quasi il 22% degli incidenti dovuti all’uso di macchinari, in particolare trattori. La metà di questi incidenti è inoltre dovuta al ribaltamento, con una media di oltre 100 morti all’anno. Nonostante gli sforzi legislativi per migliorare la sicurezza e promuovere una cultura della sicurezza, il numero di incidenti non mostra una tendenza alla diminuzione. Molti trattori in uso sono vecchi e usurati, spesso senza sistemi di sicurezza come ROPS (RollOver Protection Structure) e cinture di sicurezza. Circa il 72% degli incidenti mortali in Italia riguarda trattori non equipaggiati con ROPS, evidenziando da una parte l’importanza e l’efficacia di questi dispositivi, la cui installazione è obbligatoria sulle nuove macchine. Tuttavia, anche quando i dispositivi ROPS sono presenti, spesso vengono rimossi o lasciati piegati (26% degli incidenti fatali in Italia).
Lo studio della stabilità e del comportamento delle macchine che percorrono e operano soprattutto in ambienti montani risulta di estrema importanza. Questo sia per la progettazione di trattori intrinsecamente più sicuri, che per lo sviluppo di nuovi dispositivi di sicurezza, attivi o passivi e con possibilità di essere adattati su macchine già esistenti, oltre che per la creazione di strumenti atti a selezionare i sistemi più adatti per operare in un determinato contesto.
Esistono diversi approcci e metodologie per valutare il problema. Spesso si fa ricorso a modelli matematici e simulatori più o meno complessi. Questi sono in grado di fornire risultati anche molto dettagliati ed in tempi relativamente brevi analizzando una moltitudine di configurazioni (e.g. configurazione della macchina, ambito operativo, caratteristiche ambientali, ecc.). Questo non è sufficiente però. Infatti, i modelli matematici possono essere anche molto complessi ma richiedono sempre una taratura sperimentale, preferibilmente in scala reale ed in condizioni reali.
Per affrontare questi problemi, è stato installato un banco prova innovativo per la prova di stabilità al ribaltamento dei trattori, presso il Laboratorio di Innovazione Agro-Forestale (AFILab) della Libera Università di Bolzano. Esso è costituito da una piattaforma in grado di orientare una macchina sotto prova (fino a 10 tonnellate di peso) in ogni direzione e quindi verificarne la stabilità fino ad angoli di pendenza pari a 55°. La piattaforma integra tutta una serie di sensori in grado di quantificare e certificare in tempo reale lo stato di stabilità. Inoltre, la conformazione del piano può essere modificata per emulare terreni accidentati, la presenza di ostacoli, o percorsi particolari.
Nell’ambito del progetto iNEST (RT2.2.), viene considerato un approccio modellistico integrato con una validazione sperimentale per generare mappe di stabilità che caratterizzano ogni tipologia di trattore in differenti configurazioni e contesti. Queste mappe rappresentano poi la base per lo studio di sistemi di sicurezza attivi e passivi e per lo studio di metodologie di lavoro intrinsecamente più sicure.